Secondo il pensiero minimalista ogni volta che compriamo qualcosa, diventiamo più pesanti. Il significato di questa affermazione è da vedere da un punto di vista spirituale. Più vincoliamo la nostra vita alle cose materiali più rischiamo di perdere la nostra libertà. Per questo lo stile di vita minimalista ha come suo slogan «less is more«.

Da Nomade Digitale credo di essere molto vicino a questo stile di vita e quindi ho deciso di approfondire l’argomento in modo da avvicinarmi a questo mondo.

Chi ha diffuso il Minimalismo?

I profeti del minimalismo sono più di uno. Il primo è un giornalista Giapponese, tale Fumio Sasaki che è ha introdotto il concetto di decluttering, che in modo molto banale può essere tradotto come la pratica di eliminare gli oggetti superflui.

Sasaki, nel suo libro dal titolo Fai spazio nella tua vita: Come trovare la felicità con l’arte dell’essenziale,

Gli altri due profeti sono Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus autori del libro «Minimalism: Live a Meaningful Lifeche potete anche comprare su Amazon o qualsiasi altra libreria online. Loro si focalizzano soprattutto sull’aspetto legato a quello che abbiamo nelle nostre case, infatti storicamente il minimalismo nasce nell’ambito del design.

Ma il movimento poi si è esteso anche ad altri aspetti della nostra vita. Come  le cose che compriamo, la musica, le relazioni umane e tanti altri aspetti.

I Nomadi Digitali sono dei minimalisti?

Da Nomade Digitale mi sono accorto di vivere in modo minimalista da molto tempo  dato che ho dovuto abituarmi all’idea del «less is more» soprattutto quando sono in viaggio. Infatti mentre viaggio sono costretto a mettere tutta la mia vita (o quasi) in uno zaino di 50L o poco più e in un altro più piccolo dove ripongo gli oggetti tecnologici di cui non posso fare a meno  fotocamera, computer, e-reader ecc…

Con questi due zaini riesco a «sopravvivere» anche per diversi mesi. È naturale quindi pensare che noi Nomadi Digitali siamo inevitabilmente dei Minimalisti. Ma non solo quando viaggiamo. Anche quando siamo a casa, nella nostra città o nel luogo dove passiamo più tempo in modo più stabile, lo stile di vita che ci accomuna ci porta a dover ridurre all’essenziale i nostri averi. Che senso ha possedere una macchina e pagare un assicurazione se la possiamo usare soltanto in un periodo limitato dell’anno. Ma soprattutto che senso ha possedere tanti oggetti se questi devono essere sistematicamente riposti in delle scatole per portarli con noi o essere stipati o spediti a casa di amici e parenti?

Il minimalismo è una conseguenza naturale per chi decide di intraprende uno stile di vita come quello di noi Nomadi Digitali. Più che una scelta consapevole è quasi una necessità.

Ma vediamo quali sono i punti principali di questa filosofia.

Parola d’ordine: Digitalizzazione

Non è possibile pensare a una vita minimalista senza utilizzare alcuni fondamentali “contenitori digitalizzati” ovvero tutti quei device che ci aiutano a ridurre la quantità di oggetti materiali. Come ad esempio un e-reader dove poter mettere tutti i tuoi libri in versione digitale.

La digitalizzazione, secondo i minimalisti, significa anche eliminare album delle foto, fatture, documenti, ticket e tutto il cartaceo in generale. L’alternativa che loro usano è quella di fare una foto o scannerizzare il documento in questione, si salva sul drive e si butta la parte materiale.

Una donna in spiaggia leggendo un e-reader per ridurre l'impatto ambientale

Si preferiscono le esperienze

Questo è il punto che mi piace di più. Per i minimalisti gli oggetti assumono una importanza relativa e riducono al minimo il possesso di questi a favore delle esperienze. Viaggiare, andare ad un concerto, fare una gita, provare ristoranti etnici sono tutte esperienze che alimentano la nostra anima e favoriscono le sensazioni.

Anche in questo caso noi Nomadi siamo molto più vicini ai Minimalisti di quanto pensiamo. Chi più di noi può dire che preferisce le esperienze alle cose? La scelta di vita da Nomade è di per sé una scelta volta a vivere esperienze piuttosto che ricoprirsi di cose.

Decluttering per combattere l’accumulo

È un concetto che è difficile da tradurre in italiano e che più o meno significa «togliere da mezzo il casino«. Eliminare tutte le cose che non ci servono e che accumuliamo in casa, partendo dal guardaroba per finire con le cose che «conserviamo» e che probabilmente non utilizzeremo mai più. Abbiamo tutti un pacco con all’interno una serie di cavi che abbiamo conservato «per qualsiasi evenienza» ma che se guardiamo con attenzione probabilmente non abbiamo più alcuna motivazione per conservarli. Ma attenzione, il decluttering prende in considerazione anche gli oggetti che riteniamo indispensabili ma che, eliminandoli per qualche periodo, scopriamo di non averne realmente bisogno.

Sei sicuro che tutto quello che utilizzi ti è realmente necessario? Prova a metterlo da parte per 30 giorni. Se scaduto quel periodo ti accorgi di non averne avuto bisogno, allora puoi liberartene.

L’accumulo comporta anche una perdita di tempo dato che pulendo, ordinando e conservando togliamo del tempo a le cose che sono realmente importanti. Per questo i minimalisti invitano a svuotare cassetti e armadi, eliminando tutto ciò che è inutile.

Si fa attenzione alla qualità degli oggetti

Piuttosto che alla quantità delle cose che hanno, i minimalisti si focalizzano di più sulla qualità. Dalle mie parti si dice: “Il risparmio non è mai guadagno” e sicuramente qualche minimalista sarebbe d’accordo con questa mia affermazione.

Faccio un esempio concreto: quante volte compriamo un ombrello scadente che poi dovremo sostituire alla prima folata di vento? Comprando un ombrello di qualità risparmieremo sul lungo periodo e faremo un favore all’ambiente. Il concetto di qualità secondo i minimalisti si basa su questo principio.

Lo stesso ragionamento è possibile farlo con i vestiti e tantissime altre cose di utilizzo giornaliero, preferendo la qualità alla quantità avremo meno spese frequenti e più oggetti di valore. 

Riparare invece di sostituire

50 anni fa erano tutti minimalisti senza saperlo. Esistevano tantissimi calzolai, sarti e «aggiustatutto». Fino a non poco tempo fa esistevano anche figure, ormai mitologiche come il tecnico dei televisori e dei computer. Riparare le cose era normale. Oggi invece si gettano via gli oggetti con una facilità disarmante per sostituirli con oggetti più nuovi, esteticamente più accattivanti e apparentemente migliori. Telefoni, vestiti, auto e tv vengono sostituiti con una velocità ingiustificata. Se almeno una volta non hai provato a riparare un oggetto di tua appartenenza, ti consiglio vivamente di farlo perché potresti scoprire delle sensazioni davvero appaganti.

Queste sono le basi dello stile di vita minimalista. Vivere il presente per godere delle esperienze. Possedere soltanto le cose e i beni necessari, facendo attenzione alla digitalizzazione di tutto ciò che è possibile. Te gusta? Segui loro The Minimalists

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foto mia mentre lavoro in un café di Buenos Aires

Soy Gennaro, soy Italiano y soy los que ahora se le llama “Digital Nomads“. Palabra muy de moda gracias también a que el trabajo remoto se despejó con la pandemia. Afortunadamente, he estado trabajando de forma “Smart” desde mucho antes de la pandemia y, lamentablemente, todo esto solo ha limitado mis posibilidades de viajar.

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